Paese mio
Era mezzogiorno e mentre si saliva dalla scalinata, si sentiva dalle case vicine il profumo del ragù e s’intravedevano dalle finestre le tavole apparecchiate e pronte per servire il pranzo. Dal soffitto pendevano alcuni oggetti che provenivano dalla lavorazione del maiale. Il più grande, era il prosciutto, la coscia del maiale. Poi il capocollo, chiuso in una rete (la parte del collo che va da sotto la testa e lungo la spina dorsale del maiale). Un pezzo di carne più o meno quadrata legata con lacci, la pancetta. Le salsicce, fatta con carne di spalla e vicino al caminetto faceva da regina la soppressata, arrotolata in una rete di spago.
E qui i miei amici, presi da quell’atmosfera, incominciavano a correre verso casa, nella speranza di trovare la tavola imbandita e il piatto pieno e pronto da ingurgitare. Arrivati a casa naturalmente i bucatini non erano pronti, nel frattempo si tagliava un pezzo triangolare di pane, lo si apriva in due e si versava dell’olio di oliva con del sale e pepe rosso. Ai primi morsi, l’olio di oliva prendeva a sgocciolare dai lati della bocca. Il pane era leggero e soffice. Dapprima si sentiva il sapore del sale e di seguito quello pungente e gradito del peperoncino. I miei denti si avventavano nella crosta che era consistente e senza essere troppo spessa, scricchiolava. Questo era il mio aperitivo.
Nel tardo pomeriggio, dopo la pennichella, alcune volte si ritornava al mare facendo un’altra strada, passando attraverso viottoli alberati tra file di ulivi e spesso ci si fermava a toccare con le mani i fichi d’India. Poi passavamo tra gli alberi di fico e con un tocco leggerissimo, si afferrava il frutto grassottello tra il pollice e le due dita e si tirava. Se si staccava era maturo, altrimenti voleva dire semplicemente che non era ancora pronto per essere gustato. Infine passando attraverso un torrente asciutto, si arrivava finalmente sulla spiaggia.
Quando il sole si nascondeva dietro gli alberi, si raccoglievano gli indumenti e incominciava il viaggio di ritorno a casa.
Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti, diceva un mio amico: arrivederci fratello mare; mi porto un po’ della tua ghiaia; un po’ del tuo sale azzurro; un po’ della tua infinità;
e un po’ della tua luce.
Quando il sole si nascondeva dietro gli alberi, si raccoglievano gli indumenti e incominciava il viaggio di ritorno a casa.
Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti, diceva un mio amico: arrivederci fratello mare; mi porto un po’ della tua ghiaia; un po’ del tuo sale azzurro; un po’ della tua infinità;
e un po’ della tua luce.