Paese mio
Arrivati al santuario, una scarica di fuochi pirotecnici e i suoni della banda musicale concludevano la processione. All’interno del santuario, con i fedeli veniva celebrata la messa e le persone rimaste fuori, approfittavano per salutare parenti e amici, e visitare le bancarelle, oppure assistere all’incanto, una vendita all’asta, il cui ricavato veniva offerto “al Santo”. Si vendevano “maji”, pecore, vitelli, galline e altri animali domestici. Molti pellegrini che, per l’intera giornata, sostavano nell’area del santuario, approfittando del bel tempo, iniziavano anche il tradizionale “primo bagno in mare”.
Appena si pensa al mare e all'estate mi vengono subito in mente gli zoccoli di legno. Infatti dopo la festa s’iniziava ad andare al mare a gruppi di coetanei che muniti di asciugamano e degli zoccoli di legno, si andava gioiosi verso la “marina”, pregustando una bellissima nuotata e quindi la gioia di stare in compagnia “senza pensieri”.
Il mare la cosa che mi piaceva di più era stare seduto sulla battigia e contare i secondi che mi dividono dalla piccola onda che veniva a finire sul mio corpo. Quando il mare era calmo impiegava cinque secondi, quando era agitato anche due, o tre. L’acqua era tanta, moltissima. Si dimenava a destra e a manca, in su e in giù e si trasformava in mulinelli giocando con leggeri aliti di vento. Quando il vento era a favore invece, l’acqua si lanciava in un folle scontro partorendo i cavalloni. Qui iniziava il divertimento e sfidavo i miei amici a prendere di petto più cavalloni possibili.
Il mare la cosa che mi piaceva di più era stare seduto sulla battigia e contare i secondi che mi dividono dalla piccola onda che veniva a finire sul mio corpo. Quando il mare era calmo impiegava cinque secondi, quando era agitato anche due, o tre. L’acqua era tanta, moltissima. Si dimenava a destra e a manca, in su e in giù e si trasformava in mulinelli giocando con leggeri aliti di vento. Quando il vento era a favore invece, l’acqua si lanciava in un folle scontro partorendo i cavalloni. Qui iniziava il divertimento e sfidavo i miei amici a prendere di petto più cavalloni possibili.
Per arrivare alla “marina”, però,
bisognava affrontare una tortuosa scalinata che allo “scendere” era piacevole e
comoda. Al ritorno invece, dopo aver consumato tutte le energie sulla spiaggia,
diventava affannosa e poco divertente.
E per farsi coraggio si cantava la
canzone:
“Scalinatèlla
Longa, longa, longa, longa
Strettulélla, strettulélla
Addó' sta chella
'nammuratèlla
Nun spónta ancora
Zuc, zuc, zuc, zuc
Zucculillo, zucculillo
Pe' 'sta viarèlla
scarrupatèlla”
(Piccola scala
Lunga, lunga, lunga, lunga
Stretta, stretta
Dove sta’ la mia innamorata
Non si vede ancora
Zuc, zuc, zuc, zuc (rumore
degli zoccoli di legno)
Zucculillo, zucculillo
Per questa via stretta e
rovinata.)