DOMINUS VOBISCUM
Viveva col padre pensionato, e la madre tutta casa e chiesa.
Loro attendevano sempre con gioia il suo ritorno: purtroppo gli altri due figli erano emigrati ed erano ormai rarissime le occasioni di vederli.
Per ritornare alla sua abitazione, Don Gennarino doveva attraversare il paese, dove la miseria regnava e la vita procedeva immutabile da secoli: l'architettura urbana era costituita da un insieme affastellato di tuguri dove le persone, in abitacoli dalle pareti screpolate e fuligginose, conoscevano solo il mangiare, il dormire, e il mettere al mondo una prole numerosa.
A Don Gennarino ricordavano le colonie di formiche, monotone e inarrestabili nella loro prevedibilità.
E proprio nel mezzo di questo squallore, come una montagna lussureggiante in una vallata arida, svettava la Cattedrale, vero trionfo di grandiosità e solennità.
Vi si avvicinava con un misto di riverenza ed ossequio, e varcato il portale si rimaneva abbagliati: l'imponenza delle volte, l'altezza policroma delle colonne, il fasto luccichio degli addobbi sacri, l'oro delle statue, stridevano palesemente con la bruttura dell'ambiente circostante.
Dio e la Religione dovevano trasmettere l'incarnazione di potenza e timore e chiarire al popolino a chi tutti dovevano affidarsi: la Cattedrale assolveva pienamente a questo compito.
Tutt'attorno il paese era intorpidito da tradizioni secolari e il tentativo di inserirsi nell’evoluzione dei tempi urtava contro abitudini stratificate di mali antichi, la vita scorreva in mezzo a contraddizioni e anacronismi, tra l'eterna polvere delle strade, le casupole, l'asino che ragliava nella stalla e le galline che chiocciavano sotto il letto.
Su tutto questo regnava la campagna, l'argento degli uliveti, il cielo terso, un mare verde-azzurro e una civiltà immobile e senza tempo.
Meditando per l'ennesima volta su questa situazione, e lottando contro un pessimismo malinconico che cercava di dominarlo, Don Gennarino finalmente arrivò tutto infreddolito a casa, dove lo accolse la madre, che abbracciandolo disse:
“Entra, entra che ti ho preparato un buon brodo caldo che di sicuro ti farà stare meglio”.
La saggezza del padre si manifestò invece con una pacca sulla spalla, come per dire: “Coraggio”.