DOMINUS VOBISCUM
era il sagrestano Antonì, che non vedendolo in giro lo chiamava ad alta voce.
Il povero prete si svegliò di colpo da quel torpore che lo aveva trattenuto nel confessionale.
“Don Gennarì, c’è l’inserviente del Vescovo che vi deve parlare!”
“Fallo entrare” gli rispose ancora assonnato Don Gennarino.
Quell'uomo era un tipo particolare: alto, smilzo e claudicante, ma il fatto più drammatico era la sua balbuzie.
Si avvicinò e faticosamente disse: ”Il Mon-sign-ore Vesc-ovo ha biso-gno di parlar-ti doma-ni ma-ttina pres-to”.
Don Gennarino abbozzò un sorriso e rispose che si sarebbe recato in Vescovado dopo la messa delle sette. Così fece.
L'indomani, terminata la funzione, si incamminò di buon passo e in pochi minuti arrivò al lungo viale alberato che portava all'austero edificio. Giunto intimorito all'imponente portone, fece appena in tempo a bussare che si trovò subito di fronte a Sua Eccellenza.
Sua Eccellenza Verbicaro era un uomo di bassa statura, corpulento e visibilmente stempiato, ma gli occhi penetranti e il naso aquilino trasmettevano soggezione.
Era noto per l'intelligenza acuta e perspicace, e per una sensibilità rassicurante.
Don Gennarino s’inginocchiò e gli baciò l’anello, dopo di che il Monsignore con atteggiamento paterno disse:
“Don Gennarino, tu sai che ancora non ho nominato un Segretario, e per questa importante funzione ho pensato a te, anche perché hai una piccola parrocchia da gestire e quindi puoi dedicarmi un po’ di tempo”.
Don Gennarino si sentì imbarazzato e nello stesso tempo lusingato; dentro di sé disse che non poteva accettare e nemmeno rifiutarsi, i comandi sono solo da ubbidire!
Sua Eccellenza comprese il suo stato d'animo e gli disse in tono persuasivo:
“Tu sei un prete intelligente, hai tutte le caratteristiche per affrontare un lavoro così delicato e poi ti dico: ho bisogno di una persona in gamba che mi faccia anche da filtro, qui mi arrivano persone e diverse problematiche e ormai non trovo più tanto tempo da dedicare a Nostro Signore con le preghiere.”
Don Gennarino, di fronte a queste osservazioni, non parlò, ma nella sua mente circolava tanta preoccupazione.
Sua Eccellenza lo fece salire nel suo ufficio e mostrandogli una porta disse:
“Vedi, potresti adattarti in questo locale, ti faccio portare anche il telefono e se vuoi potrai avere anche l’aiuto di qualche seminarista.”
Don Gennarino entrò nella camera e qui notò tanto caos, una scrivania impolverata, un lungo armadio con degli scaffali pieni di fascicoli in disordine e un piccolo bagno con le pareti piene di ragnatele.
Leggendogli nel pensiero ancora una volta, Sua Eccellenza lo tranquillizzò:
”Non preoccuparti, già da oggi farò presente a Nicola l’inserviente di fare una buona pulizia e dalla prossima settimana potrai prenderne possesso”.
Don Gennarino non rispose ma fece solo un gesto di obbedienza.
L'incontro era ormai giunto al termine, e Sua Eccellenza lo salutò dicendogli: ”Adesso ti devo lasciare, perché fra poco arriva quello scocciatore del Sindaco".