Delitto a Palazzo Chigi
Delitto a Palazzo Chigi
La grande colonna istoriata si stagliava imponente al centro della piazza, testimone della vittoria di Marco Aurelio contro le genti barbariche minaccianti l'integrità dell'Impero.
A pochi metri si affacciava il luogo dove da tanti anni si prendevano le decisioni più importanti riguardanti la vita della Repubblica Italiana: Palazzo Chigi, sede del Governo e residenza del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Sembrava una tipica, mite mattina romana, quando la tranquillità oziosa della Capitale venne spezzata da alcuni colpi di pistola.
Due militari della Guardia d'Onore caddero sulla soglia dell'ingresso, mentre un uomo comparve correndo dall'interno nel tentativo di fuggire.
Fece solo pochi passi, e quando una delle Guardie ferite lo colpì ad una gamba, cadde rovinosamente sul selciato.
Il dolore fu fortissimo, e quasi perse i sensi.
Alcuni turisti che passavano da lì giurarono successivamente di aver sentito chiaramente una strana e disperata invocazione:
"No, no papà, non sono stato io, la cinghia no!".
In pochissimo tempo Pattuglie di Carabinieri arrivarono sul posto e disarmarono l'uomo, che non fece resistenza.
L'uomo non realizzò compiutamente quello che gli stava accadendo, e nessuno si accorse che la sua mente annebbiata lo aveva trasportato in un altro tempo e in un altro luogo...
In un caldo pomeriggio rinfrescato dalla brezza dell’Sppennino, il Maresciallo Rosarno stava facendo la solita passeggiata in compagnia del Cappellano della Misericordia, quando ad un tratto venne fermato dal calzolaio che con veemenza e rabbia, raccontò che suo figlio Gigino con il pallone, aveva rotto il vetro del suo laboratorio.
Il Maresciallo, uomo rigoroso e dedito al rispetto della convivenza civile, ne fu molto colpito e offeso, lasciò la compagnia e si diresse verso casa, ben intenzionato a raddrizzare la schiena a quel discolo del figlio.
Nel fare le scale, incontrò Gigino che con il pallone sotto braccio rientrava fischiettando. Il Maresciallo Rosarno gli corse subito dietro e prendendolo da un orecchio lo portò in casa.
Conoscendo il figlio, non perse tempo in un inutile interrogatorio, ed estrasse la cinghia dai pantaloni.