la maschera 2 - rizzuti.it

Sito multilingua
Vai ai contenuti
<- menù

ATMOSFERE VISSUTE ?



Finito il caffè, tazzine, caffettiera e cucchiaini scomparvero contemporaneamente e quindi l'uomo iniziò a parlare da solo, in una lingua incomprensibile.
 
A mezzanotte si sentì una voce che disse:
 
«È ora, bisogna ballare».
 
Le sedie arretrarono spontaneamente accostandosi alle pareti e a quel punto questo signore si mise a ballare con gli altri per alcuni minuti.
 
Dopo un po’ ebbi come un'apparizione: su una sedia accanto al caminetto si trovava  una donna immobile, del tutto estranea a ciò che le stava accadendo intorno.
 
Indossava un lungo abito bianco avorio arricchito da preziosi ricami, e alle mani aveva dei raffinati guanti di seta che le arrivavano fino ai gomiti.
 
Ma la cosa più intrigante era una maschera che le copriva il volto.
 
In un attimo tutta la stanza scomparve, e non rimasero che quegli occhi verdi che mi guardavano dalla maschera.
Mi precipitai giù dal letto, dal quale fino a quel momento non ero riuscito a muovermi, e mi diressi verso di lei.
 
Mi ritrovai inginocchiato, una sua mano tra le mie, a conversare come se l'avessi conosciuta da sempre.
 
E intanto mi chiedevo quale bellezza si nascondesse dietro quella maschera.
 
Mentre le parlavo la mia testa oscillava accompagnando la musica che aveva seguitato a suonare, i miei piedi ardevano dalla voglia di ballare con lei, senza che trovassi il coraggio di proporglielo.
 
Probabilmente lei capì quel che volevo, perché si alzò e si tolse la maschera con un gesto lento e ammaliante. La appoggiò sulla sedia, e con sorriso mi invitò a danzare.
 
Mai, neanche in sogno, i miei occhi avevano visto qualcosa di così perfetto: una pelle di un candore abbagliante, lunghe ciglia e lineamenti delicati e seducenti.
 
I capelli incorniciavano un viso così bello che nessun pittore sarebbe riuscito a dipingerlo.
 
E sentii che se mai mi fosse capitato di amare, non avrei potuto amare che lei.
 
Durante quel valzer il seno della fanciulla toccava il mio petto, la sua guancia vellutata sfiorava la mia e la mia bocca respirava il suo alito soave.
In vita mia non avevo mai provato una simile emozione: i nervi mi vibravano come molle d'acciaio, il sangue mi scorreva nelle arterie come un torrente e mi sentivo battere il cuore come un orologio quando lo si accosta all'orecchio.
 
La cosa straordinaria era che non dovevamo fare nessuno sforzo per seguire l'orchestra, sebbene avesse triplicato il ritmo.
 
Ma improvvisamente la donna che fino a quel momento aveva ballato con un'energia e una precisione sorprendenti, di colpo parve stanca; mi pesava sulla spalla come se le gambe le avessero ceduto. I suoi piedi, che un minuto prima sfioravano il pavimento, ora se ne staccavano a fatica quasi fossero trattenuti da una palla di piombo.
 
Ci fermammo e ci accomodammo su un divano dove lei si sedette sulle mie ginocchia, circondandomi con le braccia come fosse una sciarpa.
 
Non so per quanto tempo restammo in quella posizione.
 
Avevo perso la nozione dell'ora e del luogo: il mondo reale per me non esisteva più.
 
L'allodola cantò e un pallido chiarore folleggiò sulle tende.
 
La ragazza lo scorse e si alzò precipitosamente, mi fece un cenno d'addio e sparì.
 
Convinto di essere stato vittima di una qualche diabolica illusione, fui colto da un tale terrore che svenni.
 
Quando ripresi conoscenza ero nel mio letto e assonnato vidi accanto a me i miei due amici che scuotendomi cercavano di destarmi: “Svegliati svegliati.....è tardi!”.
 
Ancora scosso da quanto mi era capitato, mi sedetti sul letto e mi resi conto di aver vissuto un incredibile sogno.
 
Diedi la colpa alle abbondanti libagioni, risi di me stesso e mi alzai, quando gli occhi caddero sulla sedia accanto al caminetto.
 
Appoggiata su una sedia vidi la maschera che mi guardava...sembrava che sorridesse.

FINE
 
Torna ai contenuti