10° episodio - rizzuti.it

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DOMINUS VOBISCUM


Don Mario si stava apprestando ad esporre l'omelia relativa al Vangelo del giorno. Fece scorrere uno sguardo su tutti i fedeli, appoggiò sicuro di sé le mani sul leggio e assunse una posa autorevole per richiamare così la loro attenzione.
 
Un silenzio totale avvolse l’auditorio e tutti si chiedevano con ansia cosa avrebbe detto quel giovane prete.
 
Abituati a paternali pedanti e prevedibili, si chiedevano con curiosità e ansia come sarebbe stata la predica.
 
Il Vangelo di quella domenica parlava dell'atteggiamento dei discepoli nei confronti delle madri di bambini recati dinanzi a Gesù.....
 
“Portarono da Gesù alcuni bambini, affinché lui imponesse loro le mani e pregasse per loro".
 
I discepoli rimproverarono le madri. I bambini sarebbero stati di disturbo, inoltre non avevano l'età per possedere la Conoscenza della Legge e quindi per comprendere la Parola.
 
Ma il Redentore fu categorico:
 
"Lasciate che i bambini vengano a me, perché di essi è il Regno dei Cieli”.
 
Don Mario aveva una voce gradevole, ricca di chiaroscuri, ideale per catturare l'attenzione di chi lo ascoltava.
Dotato di un'eloquenza chiara, comprensibile e profonda al tempo stesso, il giovane sacerdote trasmise ai fedeli l'insegnamento di Gesù, facendo capire a tutti che i bambini erano un valore immenso, perché dotati di purezza e pronti a ricevere quei principi che avrebbero fatto di loro degli esseri umani degni dell'abbraccio di Dio.
Erano come diamanti grezzi.
Dovere dei genitori era rendere i figli migliori di loro.
I bambini erano il futuro.
Don Mario terminò l'omelia rivolgendosi ai più giovani, e con un sorriso accattivante invitò bambini e ragazzi a fermarsi in chiesa dopo la messa.
La proposta fu accolta con calore da tutti, e salutati i genitori, i bambini si sedettero nei banchi vicino all’altare, mentre i ragazzi si erano spostati più indietro formando dei gruppetti suddivisi per età.
Don Mario, per sdrammatizzare, iniziò a parlare facendo qualche battuta in dialetto, ci furono risate e iniziò a familiarizzare con i più piccoli, dopo si recò dai più grandi, spingendoli a sedersi più avanti.
Si presentò come uomo, anzi come fratello maggiore e non come prete, come compagno e non come adulto.
 Raccontò alcuni aneddoti della sua vita, rendendosi sempre più simpatico, e ascoltò con attenzione gli interventi dei bambini più espansivi e stimolando i bimbi più timidi a dire la loro.
Il tutto terminò con un appuntamento per la domenica  successiva.
I sorrisi si sprecavano. Questo Don Mario era proprio forte!

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