DOMINUS VOBISCUM
Una settimana dopo l'incontro con Sua Eccellenza, Don Gennarino si recò in Vescovado per iniziare il suo nuovo lavoro di Segretario del Vescovo.
Il locale a lui assegnato era perfettamente pulito e la mobilia disposta con ordine.
Appagato da quanto vide, ammise tra sé che il lavoro gli avrebbe portato delle soddisfazioni.
Passò un paio d'ore a sistemare alcune suppellettili e leggere alcune carte, quando a metà mattina si trovò di fronte un povero uomo, vestito malamente e con lo sguardo di chi è avvezzo alle pene della vita.
Si chiamava Biagio, ed era accompagnato da un bimbo di nome Enzo.
La sua vita non necessitava di tanto tempo per essere raccontata: svolgeva lavori umili e saltuari, non sufficienti a mantenere dignitosamente la famiglia.
Con la moglie e cinque figli vivevano in due stanze, e raramente riuscivano a mettere insieme il pranzo con la cena.
Il piccolo Enzo, con due occhi neri e malinconici che risaltavano dalla faccia sporca, vestito di miseri indumenti, spiegò a Don Gennarino che dormiva coi quattro fratelli tutti in un letto, sempre più piccolo per contenerli, tanto che talvolta, durante la notte, qualcuno di loro precipitava sul pavimento.
Per questo, Enzo e i suoi fratelli stavano in casa il meno possibile.
La loro vita si svolgeva tutti i giorni nella polvere della strada e persino a sera tarda, dopo aver consumato la simbolica cena, fatta di pane e fantasia, continuavano a giocare nei vicoli bui del paese, popolati di ombre e di mistero.
Biagio, sull'orlo della disperazione più nera, ammise umiliato di non sapere più cosa fare: non aveva più nulla da portare in tavola e non vedeva più nessun futuro per la sua famiglia.
Il padre terminò di raccontare e i suoi occhi parlarono per lui: chiedevano silenziosamente aiuto.
Don Gennarino era giovane e inesperto e non si era mai trovato a gestire situazioni come quella e non riuscendo a dargli risposta andò agitato a bussare alla porta di Sua Eccellenza.
Vennero accolti con gentilezza e indulgenza e Don Gennarino ebbe il modo di riferire quanto aveva appena saputo.
Il Prelato si commosse, si alzò dal suo scranno e andò ad accarezzare il bambino.
Si rivolse quindi al papà tranquillizzandolo:
”Recati al Seminario a mio nome, chiedi di Suor Camilla e fatti dare tutto quello che ti serve.”
Il povero uomo rimane così colpito dalla generosità di Sua Eccellenza, che nel licenziarsi, invece di baciargli l’anello, s’inginocchiò e gli baciò i piedi.