20° episodio - rizzuti.it

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DOMINUS VOBISCUM



Le operazioni di voto si stavano svolgendo senza particolari problemi, quando a un certo punto accadde qualcosa che catturò l'attenzione di tutti.
Si udì un giovane pronunciare un innocente "Compà come stai?". La persona a cui era diretto il saluto non fece tempo a voltarsi che ricevette un pugno sul naso, e mentre tentava di raccapezzarsi, l'altro ripeté "Compà come stai?", e bum! ancora un pugno, questa volta seguito da calci e insulti.
Una signora che si trovava in fila iniziò allarmata a gridare: ”Fermatelo, Giorgio sta ammazzando Giovanni!”.
La fila si ruppe  e tutti andarono verso i due per dividerli, la situazione infatti poteva degenerare in qualcosa di grave.
I due non vollero spiegare il problema, ma il fatto però era di dominio pubblico.
Il povero Giorgio tre anni prima si era sposato con Giulia, andando poi ad abitare in un tugurio verso la parte montana del paese; il giovane riusciva a fare qualche lavoretto come muratore, ma purtroppo non bastava a far vivere bene la famiglia.
La situazione si aggravò quando nacque Salvatore, i bisogni si triplicarono ed il lavoro era sempre più scarso.
Il compare Giovanni, macellaio, ogni tanto li aiutava regalando loro qualche pezzo di carne, del lardo e qualche salsiccia, ma Giorgio era troppo dignitoso e spesso non accettava.
Un giorno ebbe notizia da un parente emigrato in Germania che lassù c'erano possibilità di trovare lavoro, con una retribuzione interessante.
S’incontrò quindi con il suo compare per scambiarsi le idee, e questi lo tranquillizzò e gli fece capire che in caso di bisogno la sua famiglia aveva una persona a cui potersi rivolgere.
Giorgio, disperato, decise di partire e alla stazione oltre alla moglie e al figlio era presente anche Giovanni. Il compare riaccompagnò Giulia a casa, raccomandandole che per qualsiasi problema sarebbe stato a sua disposizione.
Giorgio arrivato in Germania si dette subito da fare e iniziò a lavorare per un’azienda meccanica, quindi incominciò a mettere da parte dei marchi, che avrebbe poi inviato alla sua famiglia. Il compare Giovanni ogni tanto passava da casa del suo amico e giocava con il bambino, ogni tanto lo portava a spasso e spesso gli comprava dei dolcetti. Il bambino si era molto affezionato a Giovanni tanto che lo chiamava il Parrino. Ciò avveniva spesso la domenica, giorno di chiusura della macelleria, inoltre col tempo queste visite di Giovanni alla famiglia di Giulia si fecero sempre più fitte e ogni tanto si fermava a casa loro fino a tardo pomeriggio.
Vi furono visite anche serali e durante una cena la corrente mancò di colpo, causando un momento di panico perché non si riusciva a trovare una candela, e mentre giravano al buio Giulia e Giovanni s’incontrarono toccandosi….. Il cero non si trovò, ma nemmeno la corrente arrivò e quasi senza accorgersene andarono a finire nella camera da letto, e dato che la carne è debole, non trovarono meglio da fare che coricarsi abbracciandosi e baciandosi…… poi sprofondarono in un sonno profondo e sereno che durò tutta la notte.
 
Alle 7 del mattino sentirono bussare alla porta; Giovanni, che stava per uscire, si trovò davanti la madre del suo amico, la quale stupefatta disse:
 
“Compà ma tu?....ma tu!...Che fai qua?”.
 
Giovanni non rispose e la madre vedendo vicino la porta una ramazza, incominciò a dargliene tante, finché il giovane non scappò dalla paura e dalla vergogna.
 
Poi tutto il paese ne parlò con malizia: “Lo ha preso a scopate!!!”

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