18° episodio - rizzuti.it

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DOMINUS VOBISCUM



La campagna elettorale stava entrando nel vivo, e durante questo periodo, per legge, la Giunta Comunale dimissionaria poteva soltanto occuparsi delle attività di normale amministrazione.
 
Per questo motivo il Sindaco Di Francesco si trovò costretto a ritirare tutti quei provvedimenti che aveva organizzato con passione, e che dovevano coinvolgere trenta bisognosi padri di famiglia.
 
Riqualificazione di strade sterrate e mulattiere, bonifica del letto del torrente, costruzione di una nuova ala del cimitero: lavori utili che avrebbero generato un apporto economico per tante persone, e che purtroppo furono bloccati.
 
I trenta padri di famiglia ricevettero una lettera di esonero e con essa videro svanire dei contributi che almeno per qualche tempo avrebbero sostenuto le loro famiglie e strappato dei sorrisi ai loro bambini.
 
Il paese cadde nello sconforto e nella rabbia. Ancora una volta il destino gli aveva voltato le spalle.
 
Intanto l'organizzazione della campagna elettorale procedeva, e le occasioni di maggior interesse furono i comizi, che rappresentavano i momenti del confronto delle idee.
Si erano stabiliti tre luoghi dove far convergere la popolazione per ascoltare i leader politici: un primo palco venne creato nella piazza di fronte al Vescovado, un secondo nella piazzetta del Comune e l’ultimo nella località marina di fronte alla chiesa di Don Mario.
I comizi si svolgevano tutti i giorni di sera, tranne la domenica e il giovedì.
E già, il giovedì non si poteva, perché si trasmetteva "Lascia o Raddoppia?", uno dei più famosi programmi televisivi condotto da Mike Bongiorno, quindi tutta la popolazione si riversava nei bar e anche al cinema per vedere Mike, la valletta e i concorrenti. La politica non sarebbe stata altrettanto interessante!
Con i discorsi gli oratori illustravano le loro intenzioni e la popolazione rispondeva nei modi più disparati: si andava da applausi fragorosi a cori di pernacchie.
Erano pur sempre serate diverse dal solito, ed era normale lasciarsi andare per divertirsi un po', ma bisognava essere prudenti: i disturbatori, spesso, venivano individuati e poi arrestati per  reato elettorale.
 
E fu proprio questo che capitò ai troppo esuberanti Micuzzo, Ciccio e Pietro, che in men che non si dica si presero venti giorni di reclusione.
 
Come magra consolazione i nostri tre condannati politici, salutati in fretta la moglie e i figli, si presentarono alla porta del carcere scortati da una rumorosa e festante banda di parenti e amici. Inoltre Peppo il carceriere, che era uno dei più formidabili bevitori del paese, accolse il terzetto con grande effusione. I tre si sistemarono nell'unico locale presente, attrezzato in un angolo coi lettini, mentre nel rimanente spazio venne improvvisata una ricca tavolata e da quel momento la pri­gione diventò meta ininterrotta di tutti gli amici e parenti che, secondo la più antica tradizione paesana, recarono viveri di conforto agli afflitti carcerati!
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