DOMINUS VOBISCUM
La società dell'Italia del Sud nel decennio 1955/65 viveva fra tradizione ed innovazione, tra immobilismo e cambiamenti.
La situazione era molto complessa.
Il funzionamento della società di tipo rurale si ispirava al ciclo ripetitivo della natura, produceva un universo culturale chiuso ed era ostile a qualsiasi cambiamento.
Come nella produzione della terra, dove erano presenti cicli stagionali immutabili, così anche nell'organizzazione della vita sociale s’intravedevano funzioni e personaggi non modificabili.
I ruoli familiari avevano una forza di coesione incredibilmente tenace in tutto il meridione, nonostante i sobbalzi culturali del tempo.
Le funzioni cardine nella famiglia e nella società si ispiravano al “Padre” e al “Padrone”. Quest'ultimo era spesso, di fatto, il "Padrino" e veniva chiamato a battezzare o a cresimare i futuri protetti.
Vi era inoltre il "Signore", che contava e che poteva procurare il posto ai giovani.
Il “Sindaco” era il padrone e il benefattore del paese.
Il parroco in qualche luogo era chiamato anche il "Parrino".
Il Santo venerato era il "Patrono", considerato il protettore della città.
La mentalità di vita era di tipo ripetitivo, data la sua refrattarietà a qualsiasi cambiamento che non fosse ciclico - ripetitivo.
La società che ne derivava si strutturava in una organizzazione immutabile che emarginava chiunque tentasse di realizzare una trasformazione verso nuove forme.
Il potere era nelle mani del Sindaco, del Vescovo, della Forza Pubblica e dei Notabili del paese.
La chiesa del Sud era lo specchio della società: ricordava il ripetersi acritico di tradizioni, il deviazionismo, il sacramentalismo e così pure l'identificazione della chiesa con alcuni ruoli ecclesiali.
La Chiesa era: "Il Vaticano", "Il Papa", ”Sua Eccellenza”, "I Preti" ecc.....