le piante
La strada faceva una curva in salita, raggiungendo la sommità un centinaio di metri più avanti.
Mi venne il fiatone molto prima di arrivare in cima, ciononostante l'aria fresca del mattino mi aveva tonificato. Mi sentivo in forma perfetta, era come se tutto il mio corpo fremesse.
Questo posto era intensamente vivo, ma non in modo umano.
Gli alberi sono esseri enigmatici. Sapevo che un tempo l'uomo aveva riconosciuto questa diversità, considerandoli il tempio degli spiriti della foresta. Oggi purtroppo questi Dei sono caduti in disgrazia!
Arrivai in un punto più buio del bosco, in cui i tronchi degli alberi sembravano ancora più grandi e il tappeto di foglie più fitto. A un certo momento vidi un piccolo volto, perfettamente immobile, che mi guardava da un foro alla base di un albero. Naturalmente, pensai, era frutto della mia immaginazione.
Mi chinai per guardare più da vicino e vidi con ribrezzo che prendeva l'aspetto di qualcosa di molto reale. Mi allontanai di scatto, con un gridolino involontario, ma il suono si perse nell'immensità del luogo.
Quel volto era proprio spaventoso!
Non sembrava possibile
che qualcosa di tanto piccolo, di così sorprendentemente inumano, potesse
essere lì, ma riuscivo a vederne la sagoma anche da metri di distanza. Mentre
guardavo, un freddo orribile sembrava salire dal terreno e impossessarsi di me.
Misi la borsa davanti gli occhi, come uno scudo e indietreggiai fino al lato
opposto della strada.
All'improvviso mi
sentii gelare, mi venne quasi la nausea e dovetti lottare con l'impulso di
fuggire in preda al panico. La mia mente lavorò freneticamente, cercando di
spiegare quella presenza impossibile.
Un nano? No, forse una
statuetta. Ma si riusciva a vedere l'umidità che luccicava nei suoi occhi.
Preso dal panico decisi
di tornare alla mia auto, per poi rientrare in città.
La ragione mi diceva
che non mi trovavo di fronte a una creatura soprannaturale, esseri simili non
esistevano più. Tremante, con le mani strette intorno alla borsa, mi avviai
verso la cresta della collina. Più che altro mi aspettavo di vedere che quella
l'apparizione fosse sparita e invece, era ancora lì che mi guardava con i suoi
occhi di pietra.
Mi fermai per vedere
meglio quella che adesso era chiaramente una statuetta.
Era un piccolo gnomo di
ceramica, messo lì forse per proteggere il luogo dalle streghe.
Con un passo di nuovo
fiducioso, piena di gioia e di timore, camminai sino alla cima della salita.
Sotto di me c'era
davvero un panorama stupendo.
La strada era stata
disegnata accuratamente per goderla a pieno. Scendevo serpeggiando attraverso
gli ondulati campi verdi, fino ad un laghetto cosparso di ninfee, poi
attraversai l'ampio pascolo che mi conduceva alla strada, dove avevo parcheggiato
la mia auto.
Mi inoltrai fra i campi,
riempiendo le narici dell'odore acuto e secco della boscaglia autunnale, mentre
nella mente mi balenavano immagini sempre nuove, dei quadri che si potevano
dipingere in quel luogo. Se c'era mai stata una terra felice era senz'altro
questa!