ATMOSFERE VISSUTE ?
MARIANNA 7° EPISODIO
Pochi giorni dopo incontrò il mercante e consegnandogli il pacco contenente l’arazzo, lo incaricò di portarlo ai suoi genitori. Naturalmente gli descrisse il luogo e la posizione della sua abitazione e gli suggerì di arrivare di notte, altrimenti sarebbero stati avvistati dalle vedette.
Dieci giorni dopo, il naviglio arrivò di notte sulle coste del suo villaggio che, si distingueva dal mare per un’alta torre d’avvistamento costruita su di un’altura.
Fecero scendere una scialuppa da poppa e iniziarono a navigare verso la riva, una luna piena illuminava il cammino come non mai. Arrivati a riva, seguirono le istruzioni di Marianna e giunti a destinazione lanciarono il pacco all’interno del giardino e subito sopraggiunse un gatto che s’impadronì dell’involucro.
Al mattino la madre di Marianna chiamò, come sempre, il gatto per dargli da mangiare.
Il gatto era nascosto dietro a un cespuglio, poiché stava cercando di aprire quel pacco, la donna capì subito dal rumore delle zampe, che stava facendo un’azione insolita e si avvicinò alla siepe. Visto il pacco, chiamò subito il marito, il quale precipitandosi lo raccolse e lo portò subito nell’abitazione. Con molta fatica cercarono di aprirlo, ma era così ben confezionato che dovettero utilizzare il coltello. Finalmente srotolarono la confezione e con meraviglia iniziarono a esaminare l’arazzo.
Non capirono e pensarono subito a qualche ladro che inseguito, lanciò il pacco nel giardino per disfarsene.
Più tardi, come al solito, passò da loro il cugino, persona colta e rispettata in paese; gli mostrarono l’arazzo ed esaminandolo con attenzione, dopo una lunga riflessione, fece capire che quello non poteva essere un manufatto della zona, di sicuro proveniva da un’altra parte del mondo. Infatti, loro non conoscendo i telai, tutta la manifattura era eseguita a mano con strumenti semplici come aghi e fili.
Poi la moglie, come d’incanto, pensò subito alla figlia, guardando il primo riquadro dove si vedeva una bimba che giocava con un gatto. Poco alla volta, analizzando tutti i riquadri in sequenza, notarono il ratto della ragazza, la nave e poco alla volta, si capì che quello era la testimonianza dell’esistenza in vita di Marianna.
Nell’ultimo riquadro notarono invece alcune scritte in arabo.
A questo punto al Cugino, venne in mente che in paese abita un signore che conosceva parecchie lingue, per aver viaggiato spesso su navi, al seguito di mercanti napoletani.
Lo chiamarono e pur avendo una gamba di legno, arrivò a stento nell’abitazione dei genitori di Marianna.
Stesero l’arazzo e dopo una lunga analisi delle scritte, decifrò le iscrizioni dell’ultimo quadrante: “Ritornerò Marianna”. La donna appena sentita la frase, s’inginocchio e pregò ad alta voce:
“Sant'Elena 'mperatrice,
figghia di lu rre di Custantinopoli,
pi' mari isti e pi' mari vinisti,
la Cruci 'i Gesù Cristu ritrovasti,
non è minzogna, no, ch'è verità,
fammi a grazia pi' carità!”
figghia di lu rre di Custantinopoli,
pi' mari isti e pi' mari vinisti,
la Cruci 'i Gesù Cristu ritrovasti,
non è minzogna, no, ch'è verità,
fammi a grazia pi' carità!”
Subito si radunò una piccola folla attorno all’abitazione che domandavano il perché di quelle azioni e il marito rispondeva a tutti:
“Questo è di Marianna” indicando l’arazzo. “Marianna è viva ed è diventata una regina”.
Fecero una grande festa, la popolazione partecipò con entusiasmo e ognuno portò vino, pane, pesce e frutta in abbondanza. Sembrava una festa nuziale e a sera il capo villaggio, dette disposizione alle vedette di controllare l’orizzonte e di avvisare la popolazione di tutti navigli che si presentassero sulla linea del tramonto.
Orhan era ormai diventato a tutti gli effetti, sultano di Amasya e decise che era arrivato il momento di rivedere Marianna e inviò un “corriere” seguito da un drappello di fedeli verso Astura. Il messo cavalcò fino alla Torre e dichiarò ai gendarmi che, proveniva da Amasya e che doveva consegnare un dispaccio del Califfo alla “Signora della Torre”. Il corriere si fece accompagnare da Marianna e le disse che era ora di prepararsi per rientrare a Amasya.
Marianna subito chiamò la sua amica Maddalena e la esortò a preparare i bagagli per la partenza. Il giorno successivo Marianna e Maddalena salirono su di una carrozza e con al seguito un drappello di soldati si avviarono verso Amasya.
Durante il viaggio le due donne parlarono continuamente delle loro avventure, ma anche del loro avvenire.
Marianna ricordava emozionata il sorriso, smagliante di Orhan e le sue parole:
“Fermati…mia Marianna… avremo ancora tante cose da dirci!”
In risposta all'amica Maddalena le diceva con complicità:
“Il mio cuore mi suggerisce che assisteremo a un matrimonio”.
Il giorno successivo arrivarono ad Amasya la carrozza entrò nel castello, Orhan era lì che aspettava. Marianna scese dalla carrozza, Orhan non la salutò ma, la strinse forte a sé e la baciò appassionatamente. Poi disse: “Mia carissima Marianna adesso avremo tante cose da dirci!”. Dopo aver dato l’ordine di portare i bagagli al castello. Tese la mano a Marianna e la portò nella loro splendida camera da letto.
Rimasero svegli tutta la notte uno accanto all’altro e Orhan le chiese di diventare sua sposa. Marianna non rispose, ma si emozionò a tal punto che pianse dalla gioia.
La festa matrimoniale fu un tripudio di colori, musiche e canti arabi, coinvolsero tutta la comunità. Vi furono molti invitati e tutti si dedicarono con estrema attenzione ai preparativi.
Il giorno fissato per la grande festa, Orhan andò a prendere la sposa che l’attendeva al castello in compagnia di Maddalena. Marianna indossava un abito bianco e prima di iniziare la “vestizione” fu spalmata di oli profumati e creme ammorbidenti. Infine l’adornarono anche con i meravigliosi gioielli regalati dallo sposo. Una volta pronta, la sposa aspettò lo sposo tra un nugolo di ragazze vestite a festa, al suono del particolare “ululato” emesso dalle donne in segno di allegria e di buon auspicio. Orhan la raggiunse, la salutò, e le fece un omaggio floreale; gli ospiti intanto lanciavano riso e petali di fiori. Poi, tutti insieme si recarono al castello. Marianna, si recò con tutte le invitate presso la sala che accoglieva le donne, mentre lo sposo raggiunse la sala “per gli uomini”.
A un certo punto della festa, una voce annunciò alle dame che stava per arrivare lo sposo.
Le ragazze si sistemarono il velo e attesero l’ingresso di Orhan.
Al centro della sala, la coppia iniziò a danzare, mentre le invitate applaudivano festanti. Infine incominciò il rito della torta nuziale, che Horan effettuò con la scimitarra.
A notte inoltrata i due amanti scapparono dalla cerimonia e si ritirarono nella loro camera da letto.
Chiudendo la porta, Orhan sussurrò:
"Il mio amore per te è l’unica cosa sicura della mia vita".
Lo sguardo che i due si scambiarono fu come una scintilla che fa divampare un fuoco sopito. I due si abbracciarono, si adagiarono sul letto e si amarono con passione.
Una volta spento l'ardente desiderio, rimasero teneramente abbracciati e passarono momenti di dolcezza e di affettuosità.
Marianna ringraziando il suo sposo per i regali che aveva ricevuto, gli confessa un desiderio, rivedere i suoi genitori.
Orhan le rispose che era un suo diritto e che poteva farlo in qualsiasi momento; naturalmente sarebbe stata trasportata da una nave del Sultanato, protetta da tutti i sistemi di sicurezza previsti per la moglie di un Sultano.
Furono giornate piene di amore e di passione, fino a quando Marianna rinnovò la richiesta di rivedere i genitori. Orhan rispose che poteva partire in qualsiasi momento. Così si organizzò il ritorno alla torre di Astura, dove si programmò il viaggio per la costa orientale della Calabria.