A NATALE FRIJRI I GUAJUNI
Alle cinque del mattino i viaggiatori ancora dormivano; in ottobre è ancora buio e quella giornata fredda e scura, con la pioggia che batteva forte sui vetri delle carrozze, ancor più induceva a stare accucciati sotto i cappotti, per cercare di strappare ancora qualche ora di sonno.
Si sentiva ogni tanto il fischio del treno.
Il macchinista non dormiva. Un occhio alla caldaia e uno ai binari, tra vampate di calore, vapore e polvere di carbone, era sempre vigile.
Purtroppo, a seguito di un fischio ed una feroce frenata, Pasquale si svegliò.
In quel momento apparve qualcuno dalla porta della ritirata.
Era un ragazzo dall’aspetto lindo e con gli occhi azzurri, capelli scuri, un maglione giallo e un pantalone marrone.
Si notava subito un portamento gentile ed educato.
Saverio, così si chiamava, si guardò attorno e un attimo dopo disse:
“Ma tu.... non sei Pasquale?…”.
L'altro, ancora mezzo addormentato, non seppe cosa dire, poi il ricordo di un suo compaesano, vecchio amico del padre, gli fece venire in mente che il figlio studiava a Milano.
Pasquale si stropicciò gli occhi, si alzò e rispose:
“Saverio tu sei…. “.
Si abbracciarono e sul volto di Pasquale comparve un sorriso pieno di gioia e di sicurezza.
Aveva trovato un compagno di viaggio.