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DOMINUS VOBISCUM


Don Mario era molto stimato dai suoi superiori, tanto che pochi giorni dopo l'ordinazione gli fu affidato l'incarico di Educatore e Vice Prefetto del Seminario Vescovile.
Il Seminario Vescovile spiccava nella sua imponenza architettonica, esaltata dall’esiguità del piccolo paese, a fianco della chiesetta dedicata alla Madonna, ove fin dal 1885 si venerava la Madre di Cristo. Questa istituzione, destinata ai giovani del circondario, si doveva a un certo Don Giorgio, allora Arciprete del paese. L’edificio, nato per accogliere i giovani provenienti dai vari centri vicini per frequentare la scuola, fu solennemente inaugurato come Seminario nel 1920, dal Vescovo di allora.
Insomma era l’unica possibilità di riscatto dal destino di molte povere famiglie, anche perché le altre scuole superiori si trovavano a circa trenta chilometri di distanza e non tutti potevano permetterselo.

Arrivò la Settimana Santa, e in quel periodo la Chiesa traboccava sempre di gente che si stipava nelle navate e il profumo dell'incenso era sopraffatto dal cattivo odore corporeo che saliva in alto fino alle volte del grande organo.
Mentre il predicatore rievocava come un savonarola le piaghe del Signore, le vecchiette versavano lacrime di rimorso nel recitare le giaculatorie; gli anziani si guardavano intorno per verificare quanti dei loro coetanei non c'erano più, e le ragazze invece erano impegnate dalle occhiate d’intesa che, tra una colonna e l'altra, si scambiavano con i giovani zappaterra vestiti a festa.
Dopo Pasqua Don Mario fu chiamato da Sua Eccellenza, il quale parlandogli di un vecchio parroco di una chiesetta posta vicino al mare, gli fece capire che necessitava del suo aiuto, anche perché il luogo era in continua espansione.
Così lo nominò vice parroco e finì con:
 
”Vai subito da lui, oltre ai tanti problemi, è anziano e molto malato”.
Nel pomeriggio Don Mario, con molto entusiasmo, si recò da Don Franco, trovandolo  in chiesa mentre confessava una fedele.
 
Don Mario attese e quando la signora si allontanò si recò al confessionale e inginocchiandosi chiese a Don Franco di essere confessato.
 
Don Franco, sorpreso da quel comportamento gli disse:
 
“Ma stai scherzando?”
 
“Sono anch’io un peccatore” fu la risposta.
 
Dopo l'assoluzione Don Franco gli fece capire che quella era anche la sua casa. Doveva prendersi in carico una parrocchia che poco alla volta stava diventando sempre più grande e che richiedeva innovazione e maggior contatto con la popolazione. Gli abitanti di quel luogo erano pescatori, coltivatori, artigiani e molti giovani, che avevano bisogno del loro aiuto soprattutto perché la cultura predominante era solo quello del lavoro e dei sacrifici.
 
I giovani erano abbandonati a loro stessi e solo pochi potevano permettersi gli studi.
 
La domenica successiva la chiesetta era stracolma di fedeli.
 
Donne, uomini e moltissimi ragazzi si erano assiepati persino sulla piazzetta antistante.
 
Officiava per la prima volta Don Mario, il quale molto emozionato iniziò con: “DOMINUS VOBISCUM”.

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