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ATMOSFERE VISSUTE ?


La Maschera

 A scuola formavamo un trio inseparabile, e ancora oggi, a distanza di tanti anni, io e Peppino non vedevamo l'ora di raggiungere Corrado, che ci aspettava per una rimpatriata nel suo isolato casolare situato lontano dal paese.
 
Era tanto tempo che non ci andavo, e mi ero dimenticato quanto era suggestivo il  solitario edificio nel silenzio delle colline circostanti.
 
Appena arrivati ci salutammo da grandi amici quali eravamo, e subito dopo entrammo in casa.
 
Il freddo di quel novembre era pungente, e il calore del caminetto ci accolse come se volesse abbracciarci.
 
Subito l'onda dei ricordi scatenò una ridda di chiacchiere, che proseguirono poco più tardi a cena, accompagnate da un buon pasto e da un vino generoso.
 
In un attimo arrivò la mezzanotte, e Corrado ci accompagnò nelle nostre rispettive stanze.
 
Quando entrai nella mia, che era molto ampia, mi guardai attorno e avvertii come un brivido: ero penetrato in un mondo chiuso e stantio, dalla pesante atmosfera di vecchio.
 
I mobili erano sovraccarichi di decorazioni rococò di pessimo gusto, le specchiere pesantemente scolpite, e le pareti gremite delle vecchie fotografie e dei ritratti incorniciati degli antenati di Corrado.
 
I tendaggi erano scuri, spessi e pesanti, e le pareti sembravano degli enormi dipinti medievali russi.
Fui come avvolto da una nuvola di muffa, e la sensazione fu così sgradevole che iniziai turbato a tremare come una foglia.
 
Sentendomi ridicolo, cercai di scacciare quelle sciocche emozioni e mi infilai nell'enorme letto di foggia vittoriana.
 
Mi imposi di pensare a qualcosa di piacevole e chiusi gli occhi.
 
Fu tutto inutile.
 
L'ansia ebbe il sopravvento e mi impedì di prendere sonno, e ad un certo punto percepii un'atmosfera strana, che mi obbligò a girarmi e a guardare la stanza.
 
Il fuoco del caminetto acceso proiettava nella stanza riflessi rossastri, tanto che si potevano distinguere facilmente i personaggi dei ritratti appesi alle pareti.
 
All'improvviso le fiamme si misero a divampare e il bagliore illuminò la camera e io vidi distintamente che quelli che avevo scambiato per fotografie e dipinti erano personaggi reali: le loro pupille si muovevano e le loro labbra si aprivano e si chiudevano.
 
Un invincibile terrore s'impadronì di me: i capelli mi si drizzarono in testa, i denti mi sbatterono violentemente, un sudore freddo m'inondò da capo a piedi.
 
Dopo un po’ il caminetto impazzito attizzò da solo le braci mentre la paletta raccoglieva la cenere.
 
Qualche attimo dopo, come ubbidendo ad un segnale, le sedie cominciarono a muoversi agitando in maniera stupefacente le gambe a torciglioni, e ad una ad una andarono a sistemarsi intorno al caminetto.
 
Non sapevo che cosa pensare di quello che stavo vedendo, ma quello che vidi dopo fu ancor più straordinario.
Uno dei ritratti, il più antico di tutti, quello di un grosso personaggio paffuto dalla barba grigia, con grandi smorfie tirò fuori la testa dalla cornice e dopo molti sforzi per far passare anche le spalle, cadde pesantemente a terra.
 
Infine tutte le cornici si allargarono in modo da lasciar passare facilmente le figure che racchiudevano.
 
Lo spettacolo era così bizzarro che nonostante lo spavento non potei fare a meno di ridere nervosamente.
 
Il signore barbuto si sedette e la caffettiera saltò sul tavolo. Prese il caffè in una tazzina bianca che accorse spontaneamente da un armadietto, munita di una zolletta di zucchero e di un cucchiaino d'argento.

 

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