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Paese mio



Nella sartoria ci si fermava volentieri a fare quattro chiacchiere con il titolare e i lavoranti, si parlava di tutto e gli interlocutori erano di estrazioni diverse: dall’avvocato, al farmacista, al prete al contadino, all’impiegato. Gli argomenti erano vari e in ogni caso si trasmettevano sempre patrimoni di conoscenze che allora era difficile trovare, in quanto i giornali erano sempre in ritardo e molte delle notizie si apprendevano dalla radio. Spesso era anche il luogo addetto alle discussioni riguardante la politica e quindi l’amministrazione locale. Proprio qui spesso, si preparavano le liste elettorali e si costruivano le strategie politiche locali.
Ma il personaggio che mi è più rimasto in mente è Mastro Luigi un bravissimo sarto, lavorante della sartoria di Mastro Leonardo che mentre cuciva, raccontava in versi, storie bellissime di amore, di lontananza e di disperazione.
 
Storie di Re e di Regine, del comportamento degli animali domestici e delle abitudini di alcuni artigiani del paese, naturalmente tutte inventate. Cosa avevano poi di tanto accattivante quelle storie, da avvincermi a tal punto allora e da mantenere intatta a distanza di tan­ti anni tutta la loro forza evocativa?
Una parte del fascino stava certamente nella grazia con cui Mastro Luigi recitava, con una freschezza cantilenante che sembrava l'accordo della chitarra, al chiaro di luna, sotto il balcone degli innamorati. E poi quelle storie nascevano spontanee dalla ispirazione di ignoti au­tori, ed erano la voce e l'eco della tradizione popolare.
Una sera ci raccontò perfino della sua fidanzata e della famiglia.
Ci parlò dei colloqui che si svolgevano durante gli incontri domenicali, con gli altri componenti della famiglia al focolare. Altre volte si inventava dei racconti bucoliche riguardante: l'imminente covata della chioccia che da tanti giorni stava al caldo sotto le tavole del grande letto o la rigovernatura del maiale che veniva lasciato ad ingrassare e del secchio con il pasto da rifornire ogni sera al tramonto, oppure l'asino che sentiva ragliare nella stalla sotto casa. I racconti iniziavano così:
“Oggi, Ragazzi, vi racconterò una bella Storia."
 

Volevo ringraziare i numerosi lettori che mi seguono regolarmente, avrei piacere di dialogare con loro, per cui chi vuole può contattarmi mediante il sito, all’indirizzo:
   
Grazie per l’attenzione
 
Arcangelo Rizzuti
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