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Paese mio


Naturalmente non mancava la povertà.
In molti svolgevano lavori umili e saltuari, non sufficienti a mantenere dignitosamente la famiglia. In case dove si viveva in due stanze, raramente le famiglie riuscivano a mettere insieme il pranzo con la cena. Dormivano in tre o quattro fratelli tutti nello stesso letto, tanto che talvolta, durante la notte, qualcuno di loro precipitava sul pavimento. Per questo, i bambini restavano in casa il meno possibile. La loro vita si svolgeva tutti i giorni nella polvere della strada e persino a sera tarda, dopo aver consumato la simbolica cena fatta di pane e fantasia, continuavano a giocare nei vicoli bui del paese, popolati di ombre e di mistero.
Spesso chiedevano aiuto a l’unica istituzione sempre presente nel paese: la chiesa, il parroco che quasi sempre dava la solita risposta:” Recati in seminario e fatti dare tutto quello che ti serve.” Anche il Sindaco del paese al mattino si recava in ufficio e riceveva tutti, dal manovale al professionista, si faceva carico dei problemi e si attivava per risolverli, però la sua attività principale era creare lavoro per operai e artigiani.
Purtroppo l’unica soluzione era l’emigrazione ed ecco che questi disperati partivano per trovare fortuna in terre straniere e alla stazione si poteva assistere alle partenze di questi uomini in lacrime, accompagnati da famigliari e amici.
Non mancavano episodi dove la felicità prendeva il sopravvento sulle difficoltà della vita quotidiana: la giornata volgeva al bello; un bel sole di primavera faceva sentire da lontano il profumo dell’erba. Carmelina, tagliava con un falcetto le piantine per i porcellini d’india, abbassata e a gambe aperte per non schiacciare troppo la sua pancia che conteneva ancora per poco il frutto dell’amore con Leo. Quel giorno non stava tanto bene, già dall'alba aveva sentito dei dolorini fastidiosi al basso ventre, e si sentiva fiaccata. Decise quindi di rientrare, con in braccio l’erba raccolta. All'improvviso sentì delle contrazioni dolorose, erano le doglie. Lei capì subito, fece appena in tempo a sfilarsi le mutande, chiamò subito il marito, “Corri sta per nascere, vai subito a chiamare la Mammana (l’ostetrica)”. Poi il marito si mise a correre verso il paese gridando: “Sta nascendo, avete visto la mammana?” Una signora rispose che l’aveva vista andare in chiesa. Leo corse verso la chiesa e trovò la mammana che stava confessandosi. “Venite! Venite subito mia moglie sta sgravando!” Così i due corsero verso la casa di Carmelina.
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