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Paese mio


Infine per la Pasquetta, si preparavano dei cestini pieni di pane, frittate, salsicce, soppressate e vino e si andava a consumarle fuori paese, questa attività veniva chiamata “Pascune”. Gruppi di famiglie s’incamminavano per i vari sentieri di campagna, per trovare un posto dove fare la scampagnata. Questa tradizione pare sia nata addirittura tramite Gesù, quando questi apparve a suoi discepoli in pellegrinaggio, invitandoli per una passeggiata fuori dalle mura di Gerusalemme. Inoltre queste sono le prime giornate di primavera, le prime giornate di sole che mettono subito una gran voglia di primavera!
C’è poco da fare: non se ne può più di maglioni pesanti, plaid e copertine! C’è voglia di rinascita, di uscire e di vedere alberi che germogliano e prati fioriti. L'odore della primavera avvolge l'aria che ci circonda, ogni essere lo percepisce ed in special modo ciò è avvertito dai giovani che vedono la possibilità di poter stare di più all’aperto e di potersi trovare fra coetanei e amoreggiare; inoltre si avvicina maggio che è il momento di sentire finalmente sotto i piedi il solletico della sabbia del mare.
Il profumo del mare iniziava con la grandiosa festa del patrono San Cataldo il 9 e 10 maggio che, si rinnovava ogni anno con una devozione profonda e sincera, anche da moltissimi fedeli dei paesi del circondario. Si notava un grande coinvolgimento da parte dei fedeli, dagli emigrati tornati appositamente e dai pellegrini accorsi da vari paesi vicini. La festa offriva un’occasione di grande aggregazione sociale. Si iniziava dopo un Novenario e un Triduo di preghiera, che si svolgevano nella Cattedrale addobbata sontuosamente con il tradizionale “parato”, dove veniva posta la statua del Santo.

La mattina del 10 maggio la statua, veniva prelevata dalla chiesa, posta su un sostegno decorato con rose e gigli e portata a braccia in processione nei vicoli del centro storico, accompagnata dalla banda musicale e seguita da un corteo lunghissimo. Quindi San Cataldo, veniva posta sul punto più panoramico del paese chiamato il Ponte, da cui si domina tutta la Marina, e qui in rapida successione, fra la commozione generale, si susseguivano scoppi dei fuochi pirotecnici e dopo un applauso fragoroso, il suono dalla banda musicale. La processione si avviava, quindi, verso il santuario, costeggiando un tratto di mare. Nella lunga processione si potevano notare molti aspetti della religiosità popolare: dai bambini vestiti alla foggia del Santo, a donne che camminavano scalze, a uomini che trasportavano il “majo” votivo. (Un’enorme palo contornato da dolci rustici, e decorato con fiori e nastri colorati).

Volevo ringraziare i numerosi lettori che mi seguono regolarmente, avrei piacere di dialogare con loro, per cui chi vuole può contattarmi mediante il sito, all’indirizzo:
   
Grazie per l’attenzione
 
Arcangelo Rizzuti
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