Il gatto nero 2 - rizzuti.it

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ATMOSFERE VISSUTE ?



Arrivò anche un piccolo di umano, immaginai che fosse il figlio di Pescatore.
 
Mi guardò con attenzione emettendo dei suoni striduli, pareva che si stesse divertendo, e dopo un po' buttò nella vaschetta delle briciole di qualcosa, simili a dei fiocchi di neve, che immaginai essere del cibo.
 
Avevo una gran fame, e mangiai con appetito; certo non c'era paragone con quei deliziosi insetti che si depositavano sul pelo dell'acqua, ma insomma il pasto non era poi così malaccio.
 
Dopo essermi saziato mi rilassai un po', vedendo che anche gli umani erano tranquilli mentre mangiavano poco distanti da me.
 
La serenità durò poco: improvvisamente vidi entrare un gatto.
 
Un gatto! Assieme agli umani era il pericolo numero uno per noi pesci, e quando riuscii a vederlo bene fui preso dal panico: era nero, con un orecchio sbrindellato e il manto logorato dall'età e probabilmente da combattimenti con i suoi simili.
 
Onestamente devo ammettere che era proprio brutto ed incuteva terrore.
 
Con un balzo Gatto Nero saltò sul tavolo e si mise a guardarmi con aria torva.
Dopo alcuni giri attorno alla vaschetta alzò una zampa e tentò di rovesciarla.
Il piccolo di uomo si mise a urlare e la madre, resasi conto della situazione, corse veloce verso Gatto Nero e gli diede uno schiaffo, obbligandolo così a scappare via.
Mamma mia che paura.
Passò un po' di tempo, gli umani finirono il loro cibo quindi si allontanarono, spegnendo la luce che fino a quel momento illuminava la stanza.
Vidi che il sole era già tramontato, si stava avvicinando la notte.
La stanchezza e la tensione ebbero la meglio, cosicché spossato mi addormentai.
Venne l'alba e mi svegliai nel silenzio, probabilmente gli umani stavano ancora dormendo.
Sentii improvvisamente un cigolio, mi guardai attorno e vidi aprirsi una finestra.....stagliato contro la luce c'era lui, Gatto Nero.
 
Non me lo ricordavo così spaventoso.
 
Con un guizzo arrivò al tavolo e di colpo me lo ritrovai davanti.
 
Colpì la vaschetta e la rovesciò, facendomi annaspare sul tavolo.
 
In men che non si dica spalancò le fauci e mi prese in bocca, la sua lingua era umida e ruvida.
 
Oh povero me, adesso mi mangia, stavo pensando, quando Gatto Nero balzò giù dal tavolo volando verso la finestra, e da lì uscì e si mise a correre a perdifiato.
 
Mamma aiuto, cosa vorrà fare adesso, forse mi porterà in un posto tranquillo dove potermi mangiare in santa pace.
 
Dalla sua bocca vedevo, attraverso i suoi denti aguzzi, il terreno che correva sotto di noi, quando ad un certo punto ci fermammo, e riconobbi il posto dove mi aveva portato.
 
Gatto Nero percorse la riva e delicatamente mi depositò nell'acqua, che mi accolse limpida e fresca.
 
Allora capii: mi aveva liberato!
 
Sporsi il muso sopra l'acqua e gli urlai felice: "Grazie!"
 
Mi resi conto che non mi avrebbe capito, senz'altro i gatti parlavano un'altra lingua.
 
Ma forse......lo vidi accucciato, con gli occhi raddolciti e la coda che mi salutava.
 
Ciao Gatto Nero.

 
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